La Nostra Storia

Una Casa Stregata

L’ingresso nell’anno 2000 fu molto emozionante, eravamo ansiosi di scoprire come sarebbe stato vivere nel nuovo millennio, l’aria che respiravamo sapeva di futuro, tutti erano in subbuglio e mentre qualcuno parlava della fine del mondo, io continuavo a fare sogni. 

Uno in particolare, strano e ricorrente…

Sognavo una casa diroccata, con un grande albero di Acacia che aveva sfondato il tetto e un’aquila appollaiata sul ramo basso. Restava lì ferma indisturbata dalla mia presenza; c’era il sole a mezzo giorno e dai cespugli intorno alla casa si alzava il profumo acre delle more selvatiche

Notte dopo notte si arricchiva di particolari: il rudere, la campagna, la grande Acacia, l’aquila immobile, le persianine cadenti di legno verde consumato, la grande quercia ad un passo… Nel sogno camminavo su un cotto antico (quelle piastrelle con gli angoli stondati per intenderci), mi arrampicavo su per la scala pericolante e mi lasciavo attraversare dal vento fresco che scompigliava i capelli e i miei pensieri. 

Una domenica il mio edicolante (sì, c’è stato un tempo in cui i giornali si compravano in edicola) aveva involontariamente aggiunto all’interno del mio quotidiano una rivista, ma me ne accorsi solo a casa, ad edicola chiusa. All’interno della rivista c’era un foglietto, una paginetta con una pubblicità di un’agenzia immobiliare in provincia di Benevento. Mi sembrò un segnale e telefonai. Fissammo un appuntamento e qualche giorno dopo, con Raimondo e Mosè, organizzai la gita in campagna alla ricerca di chissà cosa. 

Il tizio che ci prese in carico, ahimè, ci faceva girare in tondo senza mostrarci nulla; sotto un sole tropicale Mosè cominciava a dare segni di insofferenza e anche io non ne potevo più. Fermammo l’auto e lo avvisammo che potevamo chiuderla lì.

“Abbiate pazienza” ci rispose “devo concludere un affare e poi mi dedico a voi, ho una visita con uno che mi sta mandando al manicomio, siamo in trattativa per una vecchia scuola, ma trova sempre nuovi problemi …”

Nonostante le narici del mio cane e quelle di mio marito fossero ben dilatate e fumanti, ottenni di seguire ancora il sensale fino alla scuola/rudere.

Quando scesi dall’auto avevo il cuore in gola, riconobbi la casa diroccata con le persianine verdi logore e pericolanti, vidi la grossa quercia, la campagna intorno a perdita d’occhio e i cespugli di rovi di more dal profumo acre ed intenso, il tetto era stato sfondato da una grossa Acacia. Era la casa che avevo sognato tante volte. Ma come poteva essere possibile? Cosa ci facevo io lì, ora che stava per essere venduta ad un altro? Se avessi fatto qualcosa prima, se avessi creduto a quel sogno, se non avessi aspettato…

Tra un  “se non” e un “e se” mi venne da piangere

“È la casa che hai sognato?” chiese Raimondo vedendomi in crisi. Aveva uno sguardo che gli ho visto poche volte, restò qualche secondo in bilico mentre annuivo, poi partì di quarta. 

Non so come fece, come riuscì a cambiare il corso degli eventi, come unì la nostra storia a quella di quel mucchietto di pietre, fatto sta che in giornata raccogliemmo tutto quello che potemmo per confermare il nostro acquisto e qualche mese dopo firmammo il rogito. 

Sognai ancora il rudere/scuola, la scala pericolante e l’Acacia sbucata dal tetto. L’aquila, sul ramo più basso mi guardò, allargò le grosse ali e volò via.

La casa stregata mi aveva raggiunta fino al mio scoglio, io che “solo mare, niente campagna” sono diventata la protagonista di un’avventura di lucciole, di grano, di magia, di amore, di maniche rimboccate in una terra che dà solo buoni frutti.

Quando hai un sogno e ci credi veramente, se quel sogno per te è un obiettivo concreto, puoi star certo che lo raggiungi.

Per realizzare La Bruja partecipammo ad un Piano Operativo Regionale (POR FESR), io elaborai l’idea, Raimondo il progetto. 

Ci siamo classificati terzi; nell’accogliere la domanda alla regione trascrissero male il nome La Bruja e lo trasformarono in La Bruca ed io pensai che anche quella era una strana cosa, una magia, e mi piacque; avevamo avuto accesso ai fondi, il nostro sogno era ad un passo, era solo cambiato il titolo. 

Ho fatto smontare le pietre una ad una per poi spazzolarle e rimontarle a vivo; Raimondo ha progettato la struttura dalle fondamenta e io ho disegnato l’architettonico; ho fatto realizzare le piastrelle di cotto con gli angoli stondati e partecipato ad una gara per aggiudicarmi un parquet di olivo fiammato e nodoso che descrivesse al primo sguardo chi siamo, in cosa crediamo. Le tre stanze del piano superiore sono dedicate a tre streghe, ognuna ha una sua frase magica, un oggetto e un colore che la caratterizza e arredi su misura; le piastrelle dei bagni sono antiche maioliche vietresi di recupero e molti oggetti sono stati costruiti, disegnati o trasformati da noi. 

Ci sono voluti alcuni anni per vederla finita, è stata una strada in salita, ma la soddisfazione di essere riusciti ci ha fatto dimenticare la fatica. 

La Bruca si trova nell’oasi del WWF, sul Regio Tratturo beneventano dove specie protette di uccelli e rapaci solcano il nostro cielo e disegnano forme migratorie al tramonto settembrino. Nel nostro panorama il lago della diga di Campolattaro è una pennellata di azzurro tra i verdi e i gialli delle colline, di notte smuove un fitta nebbia che avvolge e nasconde la casa stregata fermando il tempo; e in quell’atmosfera misteriosa ti addormenti pensando che al risveglio saranno trascorsi 100 anni.

Se il tuo sogno ti fa vibrare e sorridere quando ci pensi, se ti rende folle agli occhi di chi non può sentire la tua musica, tu resta concentrato, credi fortemente, lotta per realizzarlo, impegnati, e quando diventerà reale, sarà anche più bello di come l’hai sognato. 

A La Bruca abbiamo ospitato anime ribelli e visionarie venute da ogni dove per danzare la nostra melodia, per scambiarsi le promesse sotto la grande quercia centenaria, per sposarsi in campagna benedetti da Madre Natura, per entrare nel nostro cerchio magico e fantasticare nella casa stregata aspettando le stelle cadenti.

Non rinunciare al sogno, non rinunciare alle azioni che possono portarti a realizzarlo, non aspettare e cerca le persone che possono aiutarti a costruire e fare veri i tuoi desideri così come li hai pensati. Io faccio così, ma questa è un’altra storia e ve la racconto domani

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